browser icon
You are using an insecure version of your web browser. Please update your browser!
Using an outdated browser makes your computer unsafe. For a safer, faster, more enjoyable user experience, please update your browser today or try a newer browser.

Il caso del compagno Rosario Diaz Mendez

Posted by on octubre 14, 2012

Rosario, membro dell’organizzazione “La voz del Amate”, aderente alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, è stato catturato il 23 di Agosto del 2005 dalla polizia nel municipio di Huitiupán, con l’accusa di secuestro di persona. In stato di dentenzione fu picchiato e torturato, gli fu posta una busta di plastica in testa per asfissiarlo e obbligarlo a firmare la sua confessione. In quei giorni la famiglia non ebbe sue notizie. Attualmente si trova nel CERSS N°5 di San Cristóbal de las Casas.

DATI PERSONALI:

Nome: Rosario Díaz Méndez
Data di nascita: 15 Maggio 1965
Luogo di nascita: Colonia El Azufre, Municipio di Huitiupan
Stato Civile: Sposato
Lingua: Tzozil
Dipendenti economici: sua moglie e cinque figli
Organizzazione: Voz del Amate, aderente alla Sesta dichiarazione della Selva Lacandona
Occupazione: agricoltore
N° di pratica: 323/2005 e 047/2006

DETENZIONE: Quando lo arrestarono la polizia municipale non si identificò e non mostrò nessun ordine di arresto, e nemmeno gli comunicarono il motivo della detenzione, lo portarono all’Ufficio fiscale di Huitiupán e da lì alla procura di Tuxtla Gutierrez. Durante la sua detenzione fu torturato con tentativi di asfissamento, mettendogli una busta di plastica in testa e versandogli acqua gassata con peperoncino nel viso, nel tentativo di estorcergli una confessione. Dopo tutto questo fu trasportato alla struttura Quinta Pitiquitos di Chapa de Corzo dove lo lasciarono senza contatti fino al giorno 25, nel frattempo la sua famiglia tentava di conoscere il suo destino. Un mese dopo lo mandarono al CERSS N°14 EL Amate, Cintalapa.

CONFESSIONE: Rosario firmó la sua confessione nella Procura di Tuxtla Gutierrez. Fu la polizia giudiziaria ad occuparsi di tutto. Durante la confessione a Rosario non fu permesso un avvocato difensore ne un traduttore che comprendesse la lingua e le tradizioni tzozil, non gli lessero la sua confessione e fu obbligato a firmarla. Lo accusano di sequestro e omicidio.

PROCESSO: Rosario fu condannato a 45 anni di reclusione, in appello la sentenza è stata confermata.
Dopo lo sciopero della fame dell’autunno del 2011, il Governo ha accettato riaprire il processo, cui revisione è adesso in corso.

CONDIZIONI DI RECLUSIONE: Rosario è stato trasferito daal CERSS N° 14 al CERSS N°5 di San Cristobal, soffre di tosse cronica e epilessia, patologie che si manifestarono in seguito alla sua detenzione e per la quale non riceve l’attenzione medica adeguata; inoltre, i pasti in carcere sono di pessima qualità.

Rosario riceve le visite dei suoi familiari di tanto in tanto a causa delle difficoltà economiche, alla quale riescono a sopperire in parte con gli introiti dell’artigianato alla quale lui stesso di dedica in carcere insieme agli altri compagni, prigionieri politici, della “Voz del Amate” e “Solidarios de la Voz del Amate”.

Da quando è in carcere, Rosario, ha partecipato a diversi scioperi della fame, uno dei quali di ben 39 giorni, come forma di denuncia per le ingiustizie patite da lui stesso e dai suoi compagni.


Comments are closed.