Fonte: http://desinformemonos.org/2012/08/policia-comunitaria-2/
Messico. Il territorio in cui è presente la Coordinadora Regional de Autoridades Comunitarias -Policía Comunitaria (CRAC–PC) di Guerrero, si è dichiarato in allerta massima ed ha mobilizzato più di 800 poliziotti comunitari “per qualunque cosa possa succedere”, ha segnalato Valentín Hernández, consigliere e avvocato della CRAC, in un’intervista con Desinformémonos, dopo che le autorità ufficiali del municipio di San Luis Acatlán hanno arrestato uno dei suoi rappresentanti regionali e, di conseguenza, la assemblea ha deciso la detenzione di cinque funzionari del Comune.
La polizia ministeriale di San Luis Acatlán arrestò il 28 agosto Máximo Tranquilino Santiago, membro e coordinatore della Casa de Justicia della CRAC, accusato di aver privato illegalmente della libertà, mentre usciva da casa sua, nella comunità di Yoloxóchitl e si dirigeva a lavoro a San Luis Acatlán. Poco dopo la assemblea regionale, autorità massima dei villaggi, ordinò ai suoi poliziotti comunitari di arrestare il giudice del carcere, il Ministero Pubblico di San Luis Acatlán ed altri tre funzionari.
Una delle esperienze autonome più notabili in Messico, in quanto a sistema di amministrazione della giustizia comunitaria, la formano più di 80 comunità della Costa Chica e Montaña di Guerrero, che, da quasi 17 anni, si sono fatti carico della propria sicurezza, riuscendo a diminuire la delinquenza fino al 90%.
In questo contesto, Abel Barreda, direttore del Centro di Diritti Umani della Montaña “Tlachinollan”, avverte in un’intervista telefonica che “esiste una volontà chiara di mettere fine al lavoro realizzato dai villaggi della Montaña e tacciare gli integranti della CRAC come persone che infrangono i diritti umani”.
In un comunicato diffuso dalla CRAC si spiega che “l’agenzia del Ministero Pubblico ed il Giudice di Prima Istanza con sede in questa città, misero in atto un indagine ed una causa penale, contro i compagni coordinatori regionali: Máximo Tranquilino, Pablo Guzmán, Asunción Ponce Ramos, Claudio Carrasco, ed i comandanti regionali Melquiades Simón Santiago, Aureliano Martínez Tomas, Andrés Panuceno Germán e Felicito Clemente Quintero, accusati di aver privato della libertà Silvino Encarnación Gabino, abitante della comunità di Yoloxóchitl, che si trova detenuto ed in processo di rieducazione del sistema comunitario, accusato di aver assassinato un vicino della comunità di Yoloxochitl. Partendo da questa denuncia, il giudice firmò degli ordini di apprensione contro i nostri compagni ed oggi la polizia ministeriale ha arrestato il nostro compagno Máximo Tranquilino Santiago”.
In risposta, la organizzazione della Montaña e Costa Chica ordinò l’arresto di Filomeno Vázquez Espinoza, José Luis Bernabé Fernández, Omar Sandoval León e Napoleón Hernández Garibo, rispettivamente: giudice misto della Prima Istanza, segretario di accordi penali del Juzgado Mixto de Primera Instancia, agente titolare del Ministero Púbblico e l’agente ausiliare del Ministero Púbblico, “per non aver rispettato gli accordi di non aggressione al nostro sistema comunitario, violando il diritto e la cultura dei villaggi e le comunità originarie dello stato di Guerrero”.
“Non esiste l’intenzione di riconoscere l’apporto profondo dei villaggi nel tema della ricerca della giustizia e dei loro sistemi normativi. Ci son sempre dietro l’angolo poliziotti ministeriali o l’esercito per disarticolare quest’esperienza”, spiega Abel Barrara, difensore dei diritti umani della Montaña.
Negli ultimi mesi si sono incentivate le aggressioni ai villaggi della CRAC, e come esempi ci sono l’arresto di Agustín Barrera Cosme, le minacce di morte contro Cirino Plácido Valerio, il non risconoscimento come assessore di Valentín Hernández Chapa; la crescita del conflitto agrario tra Tilapa e Tierra Colorada, che provocò la morte del commisario municipale di Tilapa, Crisóstomo Bruno Peñaloza; la presenza crescente di gruppi della delinquenza organizzata che seminano terrore e insicurezza in tutta la popolazione. “Tutto questo lo leggiamo come parte di una strategia del governo e le imprese minerarie di debilitare i nostri villaggi e così riuscire a consolidare il loro stanziamento nei territori comunitari ed il saccheggio e sfruttamento delle nostre risorse naturali”, si avverte nel comunicato.
Barrera racconta: “si stanno aggiungendo altri attori, come la violenza organizzata, per generare conflitti nelle comunità con il fine che la Policía Comunitaria debba affrontare tali attori armati, spalleggiati dalle autorità statali. La Comunitaria si è dovuta schierare contro il crimine organizzato, quando hanno arrestato delle persone con droga e l’hanno bruciata, negando di consegnarla all’esercito”.
Il recente arresto dell’integrante della CRAC avviene nel momento della prossima integrazione di altre sette comunità della Montaña Alta al sistema de giustizia autonomo, il 2 di settembre, e di altre trenta comunità che sollecitano il loro ingresso. In un recente comunicato la Coordinadora Regional rese pubblico che circa altre 60 comunità stanno sollecitando la entrata nell’organizzazione per quest’anno.
Per Abel Barrera, gli arresti non sono atti isolati, ma “parte di una logica del governo di Ángel Aguirre, di una strategia per cancellare le organizzazioni critiche e indipendenti che difendono i loro diritti con la protesta”.
“E’ la stessa politica del governo del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) e del Partito dela Revoluzione Democratica (PRD), vale a dire, offrono una mano tesa da un lato e un pugno con l’altra, con una salutano e con l’altra colpiscono, stabiliscono accordi che poi tradiscono. È un gioco macchiavellico di uno stile di governo” denuncia Barrera.
“Noi sappiamo che con la mobilitazione e l’appoggio solidario delle organizzazioni sociali sorelle possiamo contenere l’offensiva”, segnale da parte sua Valentín Hernández Chapa, assessore della CRAC.