Ascolta gli audio degli interventi al presidio fuori dell’ambasciata estatunitense di Città del Messico dalla Pagina di Arkiwi
Il 24 di aprile 2013, Mumia Abu-Jamal ha compiuto 59 anni, dei quali oltre 31 passati nelle carceri degli Stati Uniti.
Come altri ed altre lottatrici sociali nel mondo, Mumia è un prigioniero politico. A 14 anni, si avvicinò al Movimento per la Liberazione dei Neri d’America, inizialmente passando dal movimento studentesco e più tardi con le Pantere Nere. Negli anni ’70 cominciò ad occuparsi di radio come giornalista, avvicinandosi alla organizzazione MOVE, che difendeva la vita umana, animale e vegetale. Fu incarcerato il 9 dicembre del 1981 e da allora Mumia ha continuato la sua lotta per la libertà e la giustizia sociale come giornalista e scrittore rivoluzionario da dentro il carcere.
Quella mattina fu arrestato e incriminato per l’assassinio del poliziotto Daniel Faulkner. Al processo fu condannato a morte sulla base di prove inesistenti ed anzi il giudice occultò prove che lo discriminavano. Grazie alla pressione di un ampio movimento sociale, i tribunali rifiutarono la pena di morte ma lo condannarono all’ergastolo. Mumia dice: “Ora vivo nel corridoio della morte lenta”.
Il 24 di aprile c’è stata una iniziativa solidaria fuori l’ambasciata statunitense di Città del Messico. In Messico questa è l’ambasciata più odiata, perchè appartiene allo stesso governo che appoggia e fomenta la militarizzazione, che addestra paramilitari, che vende armi, che espropria terre per gli interessi delle sue imprese, che finanzia grandi opere, che incarcera i migranti e che allo stesso tempo sfrutta la manodopera a basso costo proveniente dal Centro-America. Stiamo parlando degli Stati Uniti il paese terrorista che negli ultimi anni ha provocato in Messico, direttamente o indirettamente, decina di migliaia di morti, sparizioni o spostamenti forzati di interi villaggi.
Il governo Usa nega di avere nelle proprie carceri prigionier@ politic@, nonostante molt@ lottatori/trici sociali abbiano passato decine di anni nelle loro gabbie. E, come Mumia ha denunciato nei suoi scritti, sta esportando il suo sistema carcerario anche in Messico, dove stanno nascendo sempre più prigioni e sempre più in mano ad imprese private. E non è un caso che l’ambasciatore statunitense Earl Anthony Wayne è stato presente in diverse inaugurazioni di tali centri di tortura.
Esigiamo la libertà di Mumia Abu-Jamal, così come di tutt@ i e le prigionier@ politic@ del mondo, lottando per la sua libertà, che in fondo è anche la nostra.
Maggiori informazioni sul Blog: amigosdemumiamx.wordpress.com