Il 13,14 e 15 di giugno 2014, nel presidio di Venaus, luogo simbolo della resistenza No TAV in Val di Susa, si sono riuniti alcuni collettivi europei solidali con la resistenza Zapatista in Chiapas, Messico.
L’incontro è stato chiamato Galeano Vive! in memoria del compagno zapatista José Luis Salis, conosciuto nella lotta come Galeano, assassinato il passato 2 di maggio nel Caracol I La Realidad da un gruppo paramilitare legato all’organizzazione contadina CIOAC-H.
La scelta del presidio di Venaus per svolgere quest’incontro non è casuale. In Val di Susa si sta lottando da più di 20 anni per difendere questo bellissimo territorio alpino dalla minaccia del mega-progetto di costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità (TAV) Torino-Lione.
Un progetto inutile e insostenibile, finanziato esclusivamente con fondi pubblici, soldi cosi’ sottratti a educazione, sanità, salute, servizi sociali. La Torino-Lione è divenuta un simbolo del potere economico e politico del sistema neoliberista che vuole realizzarla ad ogni costo, nonostante la ferma resistenza degli abitanti della valle che hanno trovato sempre più consenso e solidarietà da parte di chi lotta quotidianamente in Italia e altrove per costruire un mondo migliore, liberato dalle logiche devastatrici e depredatrici del capitalismo contemporaneo.
La lotta dei No TAV continua decisa, nonostante la brutale repressione dello stato italiano che utilizza la violenza poliziesca assieme all’autoritarismo del potere giudiziario per schiacciare la resistenza, arrivando addirittura a formulare gravissime accusa come quella di terrorismo a chi si oppone con l’azione diretta a questo progetto nefasto. La fiera resistenza della Val di Susa ha generato esperienze di autonomia territoriale, come quella della Libera Repubblica della Maddalena, forme di organizzazione comunitaria dal basso come i Comitati No TAV e i presidi permanenti e una grande solidarietà della società civile a livello locale, nazionale e internazionale.
In una visione di lotta anti capitalistica intergalattica, è importante creare ponti, legami e relazioni dirette tra chi quotidianamente resiste alle imposizioni del neoliberalismo. Dalla Val di Susa al Chiapas ci sono donne, uomini e bambini che rivendicano l’autodeterminazione sul proprio territorio e il diritto a vivere in un ambiente sano e liberato dal giogo delle grandi banche, delle imprese e dalla militarizzazione. Questo incontro è stato quindi un’importante occasione per tessere solidarietà e appoggio tra due popoli degnamente in lotta, gli indigeni zapatisti in Chiapas e i valsusini piemontesi.
In questi tre giorni i collettivi europei di appoggio alla lotta zapatista hanno discusso differenti temi: solidarietà con le comunità zapatiste, resistenze ai mega-progetti, repressione e prigionieri politici.
I collettivi hanno espresso la loro rabbia, dolore e indignazione di fronte agli attacchi degli ultimi mesi contro le comunità zapatiste in resistenza, che hanno provocato la morte di un compagno, il ferimento di altri, la distruzione di veicoli, di una scuola e una clinica autonoma nel Caracol La Realidad. Questi attacchi sono espressione di una guerra integrale che vuole logorare e annichilire con diversi mezzi il processo di autonomia zapatista, considerato a livello mondiale come il più importante esempio di resistenza al neoliberalismo e di realizzazione di un’alternativa effettiva e funzionale all’organizzazione dello stato-nazione.
La guerra contro le comunità zapatiste è parte di un progetto più ampio di controllo globale da parte dei gruppi di potere economico e politico, che adottano differenti forme per schiacciare le resistenze nei diversi angoli del mondo. La distruzione del medio-ambiente, la militarizzazione dei territori, la creazione indotta di divisioni del tessuto sociale e comunitario sono alcune delle facce della strategia di controllo globale neoliberale. Pero’ ci sono tante comunità e territori che lottano dal basso contro i megaprogetti in Messico, in Europa e in tutto il mondo e che fanno parte di una stessa resistenza popolare.
La criminalizzazione dei movimenti sociali, resa possibile dalla complicità dei mass media asserviti al potere, assieme alla violenza poliziesca, la repressione e il carcere sono tra le armi principali della strategia neoliberale per ottenere il suo scopo di controllo totale. Le carceri di tutto il mondo sono piene di prigionieri politici e di coscienza, persone che lottano contro i mega-progetti devastatori, contro l’avidità del sistema capitalistico, contro gli sfratti e per il diritto alla casa, per difendere i territori e le comunità. Il potere tenta di schiacciare i partigiani delle guerre sociale, gli antifascisti, gli anarchici e tutti quelli che dal basso lottano e resistono al capitalismo, al fascismo, al razzismo, al sessismo e a tutte le forme di dominazione e oppressione.
Tessendo un ponte di solidarietà tra il Chiapas e la Val Susa, i collettivi europei di appoggio alla resistenza Zapatista hanno contribuito a rafforzare la resistenza globale contro il capitalismo, perché é solo lottando uniti, ognuno con le proprie diverse forme e modi , che potremo conquistare quella libertà che aneliamo, quel mondo che sogniamo e che dal basso e resistendo stiamo costruendo giorno dopo giorno.
tt/La P.I.R.A.T.A.