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CECOP: 10 ANNI DI RESISTENZA ESEMPLARE CONTRO LA PAROTA

Posted by on luglio 28, 2013

A dieci anni dall’avere iniziato il movimento di resistenza contro il Progetto Idroelettrico Presa La Parota che il governo messicano ha cercato di imporre con metodi coercitivi e con la violenza di stato, il Consejo de Ejidos y Comunidades Opositoras a la Presa La Parota (CECOP) riafferma la sua volontà di difendere la terra, il territorio, l’acqua,la biodiversità e soprattutto la possessione comunitaria delle terre, la autonomia e la libera autodeterminazione dei popoli.

 Il loro motto è “La terra non si vende!” ed hanno ottenuto grandi risultati infatti in questi 10 anni sono riusciti ad impedire la costruzione della presa che distruggerebbe la natura e il tessuto sociale.

 Il 28 luglio 2003 scacciarono dalle loro terre la CFE, impresa parastatale che promuove la costruzione della presa; nonostante ciò il governo continua ad insistere sulla realizzazione del progetto, il che si traduce in una violazione permanente dei diritti di questa gente. Gli integranti del Consejo continuano a denunciare la violenza dello stato e la repressione che hanno subito in questi anni di resistenza.

 ORIGINI DEL CONFLITTO

La CFE (Commissione Federale dell’Elettricità) fece il suo ingresso illegale nelle terre del municipio di Cacahuatepec, Guerrero, nel gennaio 2003 cominciando ad eseguire opere senza che previamente avesse consultato né informato le comunità della zona sui rischi e problemi che tali opere avrebbero provocato a villaggi interi.

 Il 28 giugno dello stesso anno cominciò ad organizzarsi il movimento di resistenza e si rispose alle aggressioni dapprima in maniera spontanea difendendo la proprietà della terra e cercando ampia solidarietà. Si apprese poco a poco come affrontare il conflitto e le aggressioni delle istituzioni governative. Il 15 agosto 2004 il movimento prende il nome di Consejo de Ejidos y Comunidades Opositoras a la Presa La Parota (CECOP).

 La lotta intraprese la traiettoria dei diritti umani e della protezione dell’ambiente: da un lato interi villaggi sarebbero allontanati dai loro luoghi d’origine, dalle loro terre, costumi, strutture sociali, luoghi sacri e metodi di sussistenza; dall’altra parte l’impatto ambientale coinvolgerebbe 5 municipi: Acapulco, Chilpancingo, Juan R. Escudero, San Marcos e Tecoanapa, inonderebbe 17.300 ettari di foresta, terre coltivate, strade e ponti sotto una cortina di 192 metri d’altezza. Significherebbe l’allontanamento forzato di 25.000 persone e del danneggiamento diretto di altre 75.000 che vivono e seminano ai margini del fiume; inoltre la chiusura dell’alveo del fiume lascerebbe per vari anni il porto di Acapulco senza acqua. Si distruggerebbe la vita dii nuclei che sono insidiati sul fiume Papagayo sin dai tempi per-ispanici, per non parlare della flora e la fauna. Inoltre la CFE danneggiò rovine per-ispaniche ed estrasse illegalmente pezzi archeologici.

 Si violarono il diritto all’informazione e la consulta infatti la CFE cominciò le opere senza informare comuneros e ejidatarios e senza aver ottenuto il permesso delle rispettive assemblee, infrangendo così la Legge Agraria. Inoltre non hanno mai avuto in mano la autorizzazione del Ministero del Medio Ambiente e Risorse Naturali (Semarnat), rispetto il cambio di uso del suolo. Il 9 giugno 2005 i comuneros presentarono alla Procura Generale della Repubblica (PGR) una denuncia per delitti ambientali contro la CFE. Quest’ultima utilizzò forme illegali come la compra di voti e coscienze, cominciando a provocare la frammentazione del tessuto sociale. Tre furono i villaggi che cominciarono la resistenza. Oggi stanno partecipando 36 comunità.

 UN BUSINESS CHIAMATO PRESA LA PAROTA

Il progetto Idroelettrico Presa La Parota, risponde a uno schema di sviluppo che non tiene in conto la popolazione più marginata: contadini e indigeni. La CFE entrò in questa zona con modalità illegali, comprando commissariati ed autorità locali, minacciando la popolazione e generando un clima di violenza per ottenere l’appropriazione delle terre ejidali e comunali (le due forme di proprietà sociale e collettiva della terra in Messico). In risposta è nato un movimento di resistenza che, con un programma chiaro di lotta e accompagnando le azioni e mobilitazioni con un adeguato uso dell’ambito legale, sta riuscendo ad impedire l’espropriazione.

 Il progetto Idroelettrico Presa La Parota fa parte del più ampio Progetto Mesoamerica, prima chiamato Progetto Puebla-Panamà, firmato il 15 giugno 2001. Si inscrive nel Programma di Interconnessione Energetico Mesoamericano, ratificato dai presidenti delle varie nazioni, Messico incluso, l’11 luglio 2006 a Panama; successivamente si aggiungerà la Colombia. L’obbiettivo è generare un gigantesco mercato dell’energia elettrica per la sua esportazione negli Stati Uniti e per le fabbriche mesoamericane attraverso il Sistema di Interconnessione Energetica dell’America Centrale (SIEPAC). L’industria delle prese è un business a livello mondiale, la strategia attuale è spostarle nei paesi periferici e al contrario disabilitare il maggior numero di quelle che si trovano nei paesi industrializzati. Allo stesso tempo trasferiscono conflitti sociali e disastri ambientali verso i paesi poveri e dipendenti economicamente. “I paesi poderosi commerciano l’energia mentre i disastri restano al Sud”.

 Questo progetto non considera i danni a livello idrologico, non tiene conto della erosione e sedimentazione e non possiede alle spalle uno studio sismico serio, considerando che questa è una zona ad alto rischio, chiamata la Fossa del Mesoamerica, tra la Placca di Coco e Continental Norteamericana.

 Inoltre non prevede nessun beneficio effettivo per le comunità che verrebbero danneggiate.

 LA VIOLENZA DELLO STATO E LA ROTTURA DEL TESSUTO SOCIALE

L’anno 2005 fu quello dove si concentrò la maggiore violenza del conflitto. Le repressione sistematica della CFE e del Governo dello Stato di Guerrero, creparono il tessuto sociale delle comunità per mezzo di azioni e metodi illegali, corruzione, spartizione di soldi ai vecchi leader agrari, protetti dalle forze poliziesche e soprattutto dall’impunità.

 Il 18 settembre 2005 fu assassinato il compagno Tomas Cruz Zamora. Al termine dell’assemblea del COCEP nella quale si era chiamato a dialogare il governatore statale Zeferino Torreblanca- che non si presentò- i comuneros di Huamuchitos, di ritorno verso la loro comunità con 4 autovetture, furono imboscati e Tomas fu freddato con un colpo alla testa mentre guidava.

 Il 29 gennaio 2006, nell’Ejido di Dos Arroyos è assassinato a pietrate e randellate l’ejidatario Eduardo Maya Manrique da parte di vicini affini alla costruzione della Presa.

 Il 6 gennaio 2007, nella comunità di Huamuchitos è assassinato il comunero Benito Cruz Jacinto, che nei giorni precedenti si era trovato ad affrontare contadini armati promotori del progetto che avevano minacciato i compagni del CECOP.

 LA REPRESSIONE GIUDIZIARIA

Il 16 luglio 2004 le autorità giudiziarie, sulla base di delitti prefabbricati, emette sei ordini di cattura contro dirigenti del CECOP. Il giorno 27 luglio la polizia giudiziaria detiene violentemente Marco Antonio Suastegui Muñoz ed il giorno dopo tocca a Francisco Hernandez Valeriano; restarono in stato d’arresto 9 giorni. Con la forza del movimento si ottenne la loro liberazione però restarono soggetti a giudizio e costretti a firmare ogni otto giorni nel carcere per ben 4 anni.

 Il 21 aprile 2007, per la stessa causa penale del 2004 fu illegalmente detenuto Rodolfo Chavez Galindo e recluso per tre ore nel carcere di Acapulco.

 Nel maggio 2007 fu violentemente arrestato ed incarcerato per 4 giorni il compagno Jacinto Solis Vazquez. Ancora una volta l’arresto fu illegale perché aveva a che fare con il caso del 2004.

 LE ASSEMBLEE FRAUDOLENTE

Il 25 aprile 2004 a Cacahuatepec, capoluogo dei Beni Comunali Indigeni si realizzò una prima assemblea con cui pretendevano ottenere il permesso dai Beni Comunali per continuare la opera di ampliazione dei sentieri, perforazione ed esplosione delle montagne che avevano iniziato illegalmente nel gennaio 2003 – disinteressandosi della Legge Agraria e delle legge ambientali messicane. Volevano appropriarsi della assemblea falsificando 600 firme ed in questa occasione fecero votare persino i morti. Centinaia di poliziotti impedirono il passaggio agli oppositori del progetto.

 Il 14 agosto 2005, i leader statali corrotti della Confederazione Nazionale Campesina (CNC) del partito PRI, con il finanziamento illegale della CFE e con la protezione di 1300 poliziotti, realizzarono con incredibile ostentazione una assemblea nel Campanario, la comunità più lontana tra quelle dei Beni Comunali Indigeni di Cacahuatepec, con lo stesso obbiettivo: ottenere il permesso del nucleo agrario ed iniziare il processo espropriatorio e il cambio di utilizzo del suolo. La repressione della polizia provocò scontri con i circa 5000 campesinos oppositori e la assemblea non si fece.

Il 23 dello stesso agosto 2005, realizzarono una seconda assemblea in maniera illegale che successivamente sarà annullata da una sentenza. In questa occasione spostarono la assemblea dai Beni Comunali di Acapulco e la realizzarono nel municipio di San Marcos. Ai comuneros fu impedito entrare nella assemblea a pietrate e fermati con gas lacrimogeni da parte di più di mille poliziotti. La assemblea simulata si conclude in 20 minuti, con la partecipazione di persone di altri municipi e di Acapulco, pagati e fatti passare per campesinos. Per questa ed altre irregolarità questa e le altre assemblee furono presentate di fronte il Tribunale Agrario.

Il 27 novembre 2005, nell’Ejido Dos Arroyos, il commissario ejidale promosse un’assemblea fra ejidatarios con lo scopo di fermare la realizzazione del progetto. Intervennero oltre 800 poliziotti che repressero gli ejidatarios con manganelli, pietre e gas lacrimogeni all’interno del villaggio, delle loro case, coinvolgendo anche bambini, anziani e donne. A causa di tale repressione l’assemblea fu sospesa.

Il 4 dicembre 2005, si ripete lo stesso scenario: operativo della polizia e confronto con 700 poliziotti, questa volta nell’Ejido Los Huajes. Non si permise realizzare la assemblea truccata.

Il 14 dicembre si ripete l’operazione nell’Ejido Dos Arroyos. Con la protezione della polizia la assemblea è trasferita a Tierra Colorada, municipio di Juan R.Escudero. Simulano un assemblea ma senza la maggior parte degli ejidatarios.

Ed ancora il 27 dicembre a Los Huajes e nell’Ejido La Palma.

Le autorità agrarie, con l’appoggio del Governo Federale e statale ritengono valide le assemblee fraudolente, le stesse che saranno annullate successivamente in quanto illegali.

Infatti tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 il Tribunale Unitario Agrario n°41 con sede ad Acapulco dichiara nulle le 5 assemblee e con questa sentenza si chiariscono i trucchi usati dal governo federale e statale per ottenere i permessi dei nuclei agrari per procedere alla costruzione de La Parota. Questi meccanismi fraudolenti accompagnati dall’uso della forza poliziesca mettono a nudo il modo di procedere illegale del governo messicano e la simulazione giuridica come mezzo utilizzato sistematicamente per aggredire la gente.

Nell’aprile 2010, la sceneggiata si ripete ancora una volta nella comunità La Conception, nei Beni Comunali Indigeni di Cacahuatepec: si realizza una assemblea con la protezione di 800 poliziotti, questa volta doppiamente equipaggiati, incappucciati e con armi di alto potere che impedirono l’accesso ai campesinos, che in questa occasione furono sostituiti da tassisti di Acapulco.

Il 19 aprile 2011 il Tribunale Unitario n°41 dichiara nulla anche questa assemblea.

Solidarizziamo con i e le compagne del CECOP e con loro ESIGIAMO la cancellazione definitiva del Progetto Presa La Parota.

LA TERRA NON SI VENDE SI AMA E SI DIFENDE!!!

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