Traduzione dell’articolo di Desinformemonos
In memoria di Arturo Hernandez Cardona, instancabile lottatore sociale del popolo guerrerense.
Guerrero, Messico. Nel mezzo di un clima di impunità strutturale che regna nello stato di Guerrero, le sparizioni e le successive esecuzioni degli attivisti sociali: Arturo Hernandez Cardona, Felix Rafael Bandera Román e Ángel Román Ramírez, sono un altro triste segnale di quello che devono affrontare coloro che osano alzare la voce e ammonire le autorità per aver ignorato la popolazione e il loro diritto di protestare. I corpi degli attivisti sono stati ritrovati il 3 giugno, dopo cinque giorni dalla loro scomparsa insieme ad altri cinque compagni. Quattro di questi ultimi sono riusciti a scappare e uno è ancora desaparecido.
A Guerrero non passa settimana in cui non si registrino gravissimi fatti che minacciano la vita, la sicurezza e la libertà dei e delle guerrerensi. Questo costituisce un precedente negativo per le autorità statali, perché troviamo che essi non assolvono alle loro competenze costituzionali; in diverse regioni, non si nota la loro presenza e vi è un vuoto di potere, che viene occupato dai gruppi della criminalità organizzata. Ogni giorno si osserva la vicinanza o collusione delle varie autorità municipali con gli interessi criminali. Non hanno altra scelta che scendere a patti per poter governare, lasciando alla deriva la popolazione. Ciò significa che, a livello regionale o municipale, vi è una potere più forte dietro il potere formale, che esistono altri attori extralegali che muovono i fili del potere politico ed economico.
L’economia criminale è ciò che dinamizza e ossigena la debole economia locale. La prosperità degli affari non si coglie se non all’ombra degli affari illeciti. Tutto converge nel traffico di persone, armi e droga.
Guerrero, nel racket internazionale è un centro strategico e un corridoio internazionale che facilita la circolazione di beni illeciti verso il Nord, Centro e Sud America. La sua posizione sull’Oceano Pacifico e la sua intricata geografia gli consente di giocare più ruoli all’interno di tutta la catena di produzione, trasferimento, distribuzione e consumo di droghe. Le sue sette regioni hanno amalgamato e fatte proprie queste imprese illegali, il che comporta una lotta spietata per il controllo del mercato, il territorio, le istituzioni, le imprese e della gente in generale. Hanno i loro codici di guerra, le proprie modalità di presentazione, la loro strategia mediatica e di auto-governo. Si tratta di uno stato nello stato, e quel che è peggio, è che disputano allo stato stesso la integrità del suo territorio, imponendo un rigoroso controllo in varie regioni.
La cosa più tragica che è successa ai ed alle guerrerensi è che si è eroso il potere di coloro che hanno l’obbligo di proteggere i diritti umani e di garantire la giustizia per le vittime di violenza. Non esiste rifugio che ci permetta di curare le ferite sociali causate da pratiche sistematiche radicate nella nostra zona, come le esecuzioni extragiudiziali e le sparizioni forzate. Ora siamo vittime di una violenza inarrestabile che ci impedisce di combattere e di organizzarci per raggiungere la giustizia, la sicurezza e la pace.
Più che uno stato di diritto prevale in diverse regioni di Guerrero uno stato di eccezione imposto dai poteri del crimine, che dispongono della vita, la libertà e il patrimonio di qualsiasi persona o famiglia.
Dal momento delle sparizioni forzate di Raúl Lucas Lucía e Manuel Ponce Rosas e le loro successive esecuzioni, nel febbraio 2009, nel nostro stato si è impiantato un modello di persecuzioni, sparizioni e persino esecuzioni contro i difensori dei diritti umani. Raul e Manuel erano difensori del popolo Na Savi di Ayutla de los Libres e il loro lavoro ha causato malcontento tra le élite locali. Nulla ha impedito la loro scomparsa ed esecuzione. Ad oggi non esiste nessun risultato delle ricerche e le loro famiglie continuano a subire le devastanti conseguenze della loro assenza e della mancanza di giustizia.
Proprio come è successo con la scomparsa di Eva Alarcón e Marcial Bautista, due difensori ecologisti della sierra di Petatlán, che per difendere i boschi e denunciare la collusione delle forze di polizia e l’esercito con i gruppi della criminalità organizzata, sono stati fatti sparire il 7 dicembre 2011, dopo aver superato un posto di blocco dei militari, mentre viaggiavano su un autobus verso Città del Messico. Nonostante le denunce e l’arresto di un capo della polizia ministeriale di Tecpan de Galeana, i parenti di Eva e di Marcial non sanno nulla circa lo sviluppo delle indagini o la sorte dei loro parenti.
La prassi consolidata di tortura, sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali di coloro che esigono i loro diritti, sono abominevoli delitti che rimangono impuniti. Per questo evochiamo la memoria di Gabriel Echeverria de Jesus e Jorge Alexis Herrera Pino, gli studenti della Scuola Normale Rurale “Raúl Isidro Burgos” di Ayotzinapa, assassinati dalla polizia federale e ministeriale dello stato, mentre manifestavano sulla Autostrada del Sole il 12 dicembre 2011.
L’immobilismo delle autorità di fronte questi crimini contro l’umanità, e la loro collusione con organizzazioni criminali lascia totalmente indifese le organizzazioni sociali che mettono in discussione il modo di esercitare il potere, ed è un messaggio ai responsabili che possono continuare ad attentare la vita di coloro che si stanno organizzando per difendere i diritti della popolazione.
Oggi, in un clima di impunità strutturale che regna nello stato di Guerrero, le sparizioni e le successive esecuzioni degli attivisti sociali Arturo Hernandez Cardona, Félix Rafael Bandera Román e Ángel Román Ramírez sono un altro segnale triste di quello che devono affrontare coloro che hanno il coraggio di alzare la voce, di rimproverare alle autorità di trascurare e ignorare le persone e per esercitare il loro diritto di protestare.
Arturo Hernandez da decenni si impegnava a difendere i diritti della popolazione emarginata della Valle di Iguala. La sua scomparsa e la sua successiva esecuzione sono un ulteriore affronto per la società in generale e per gli attivisti sociali di Guerrero, in particolare, perché hanno dato la loro vita per costruire una società giusta ed egualitaria.
La leadership di Arturo Hernández Cardona è stato forgiata dall’impegno e il sostegno permanente ai contadini e ai coloni. La sua vita è stata sempre all’interno dalle organizzazioni di base. Ha fatto parte del Fronte di Organizzazioni Democratiche dello Stato di Guerrero (FODEG) e sostenuto la lotta della Organizzazione Contadina della Sierra del Sud (OCSS). Ha fatto causa comune con varie organizzazioni sociali per esigere giustizia per il massacro di Aguas Blancas e di El Charco. Nonostante le minacce e persecuzioni, mai si è tirato indietro davanti il potere. Aldilà della sua appartenenza a un partito, la sua identità si è formata al fianco dei movimenti sociali, con le lotte dei contadini, insegnanti, maestre e coloni.
La morte di Arturo ci fa male. Si tratta di un pugnale nel cuore per tutt@ i e le guerrerensi che cerchiamo un mondo dove non ci sia differenza tra chi sta in alto o in basso. Un mondo senza disprezzo, senza saccheggio, senza sfruttamento, senza repressione: un mondo migliore. Saremo sempre grati per la solidarietà di Arturo con il Tlachinollan nei momenti più difficili che abbiamo dovuto affrontare per le minacce subite nel maggio 2012.
Per questo, noi di Guerrero non sopportiamo più tanta violenza verso coloro che chiedono il rispetto, la difesa e di esercitare i nostri diritti. Ecco perché diciamo che un grido attraversa le gole, le montagne, le valli e le coste di Guerrero, è il grido di dignità, forza, coraggio; il grido che dice a chi comanda che non consentiremo più che ci calpestino.
Centro de Derechos Humanos de La Montaña Tlachinollan