Tratto da un articolo di Desinformemonos
San Salvador Atenco, Messico. Lo spettro di un nuovo progetto aeroportuale minaccia Atenco, un progetto ancora più grande di quello che gli abitanti di questa zona riuscirono a respingere nel 2001/02; infatti se il passato piano avrebbe espropriato il 90% del loro territorio, ora si tratterebbe del 95%, un’area di circa 1500 ettari delle terre del municipio di San Salvador Atenco, tra cui terre ejidali (vale a dire terre comunitarie, di proprietà collettiva).
Il nuovo mega-progetto prende il nome di Ciudad Futura, un enorme area (che vorrebbe essere simile all’esclusivo quartiere Santa Fè nel Distretto Federale) che comprenderà residenze, grandi industrie e un aeroporto, un vero schiaffo alla dignità di un popolo che lotta da tempo per preservare queste terre.
David Pájaro, nativo y ejidatario di Atenco, che è ingegnere e agronomo fa presente che il progetto della Ciudad Futura è già presente in internet e risulta palese che eliminerebbe tutta la superficie del municipio di Atenco, dalle sponde del fiume Chimalhuacán, fino alla montagna di Chiconautla, la cosidetta ribera de Texcoco, un territorio che comprende 25 comunità.
È un modello di sviluppo urbanistico che non tiene conto del territorio, lo trasforma completamente per sostituirlo con complessi abitativi esclusivi, aree industriali per imprese nazionali e straniere e di verde ci sarà una riserva ecologica creata ad hoc.
C’è da dire che se il progetto dell’aeroporto venne messo da parte nel 2002, negli anni successivi le opere alterne (contemplate attorno quel progetto) sono andate avanti: vie di comunicazione alternative, intubamento e privatizzazione dell’acqua delle sorgenti circostanti, la costruzione dell’Ospedale Regionale…
Strategia della divisione
Quello che cambia rispetto i tempi passati è che i governi non si espongono ma creano divisioni fra la gente del posto, offrendo cifre che a un contadino chiaramente fanno gola. Stanno andando porta a porta, offrendo circa 1 milione e 750.000 pesos per ettaro, raccontando che gran parte de los ejidatarios hanno già venduto e cercando di innescare un meccanismo a catena. In concreto alcuni abitanti compiacenti si presentano casa per casa, con la scusa di star facendo un sondaggio sui potenziali venditori, per poi minacciarli che in ogni caso il progetto si farà e che saranno espropriati delle loro terre e che tanto vale vendere, altrimenti rischiano di subire una repressione come quella del 2006.
La vendita delle terre porta a un beneficio immediato che è il denaro ma chiaramente la spartizione di queste somme provoca tensioni, litigi fino a una vera disintegrazione del tessuto familiare.
Questa dinamica ha appena un anno ma già molte persone ne stanno soffrendo le conseguenze. Il denaro da un benessere momentaneo ma quando finisce la gente si ritrova senza terra, né casa, né nulla da offrire ai ed alle figlie.
La strategia è chiara: creare paura, divisione e confusione.
Lo spettro della repressione
Atenco è famosa per la vittoria della sua gente contro il progetto dell’aeroporto nel 2001. La loro resistenza fece annullare il progetto nel 2002; dopodiché è tristemente famosa per la repressione del 3 e 4 maggio 2006, quando l’attuale presidente, ed allora governatore dello Stato del Messico, Enrique Peña Nieto ordinò una violenta repressione. La questione nacque da un semplice conflitto tra venditori di fiori ed autorità statali, con cui il Fronte dei Popoli in Difesa della Terra (FPDT) di Atenco aveva solidarizzato. EPN ordinò l’intervento della Polizia Federale Preventiva (PFP) e della Polizia Statale, che lasciò un triste saldo di due morti, diverse decine di donne stuprate, torture agli ed alle arrestate e una sentenza di oltre 60 anni per tre dei “dirigenti”, poi revocata dalla Suprema Corte di Giustizia, in seguito alle mobilitazioni e la pressione nazionali ed internazionali.
Gli integranti del FPDT immaginano che la strategia sarà diversa da quella violenta messa in campo nel 2006; è probabile che ci sarà innanzitutto un attacco mediatico, in cui gli abitanti saranno trattati come primitivi, rivoltosi che non permettono lo sviluppo.
Ma gli abitanti del luogo, organizzati nel FPDT, hanno le idee chiare, dovuto anche a una lotta in difesa del territorio che ha più di 12 anni. In questo lasso di tempo hanno imparato che non si tratta solo di difendere il territorio ma che attraverso questa resistenza si stanno difendendo anche le loro radici, i loro luoghi sacri, le tradizioni…
Quello che sembra chiaro è che questo “nuovo” governo del PRI, affina la repressione e molti immaginano che questa volta non sarà massiva, bensì selettiva. Il FPDT non è forte come una decina di anni fa: molti abitanti sono confusi o impauriti, molti si sono ritirati, altri sono rimasti traumatizzati o quantomeno provati dalla violenza del 2006 e dalle tante battaglie.
Agli abitanti di Atenco (e non solo) non resta che ri-organizzarsi dal basso, ri-convocare i tanti solidali, coinvolgere gli abitanti titubanti e ricominciare la battaglia del piccolo Davide, contro il gigante Golia.