Il 27 aprile del 2010 una carovana umanitaria che portava alimenti, medicine ed acqua agli abitanti di San Juan Copala, fu circondata da un gruppo di paramilitari e attaccata con colpi di arma da fuoco. Il risultato fu la morte della difenditrice dei diritti umani messicana Bety Cariño e dell’osservatore di diritti umani finlandese Jyri Jaakkola. Diversi osservator@ e giornalist@ furono feriti, sequestrati temporalmente o fatti sparire. Il governo federale e quello di Oaxaca non intervennero sui luoghi dei fatti e si limitarono a portare via i cadaveri; da quel momento ogni crimine continua a restare impunito.
Il 20 di maggio 2010, mentre si preparava una nuova carovana umanitaria, fu assassinato il leader morale del popolo triqui di Copala, Timoteo Alejandro, assieme a sua moglie Cleriberta Castro.
Per ben 9 mesi San Juan Copala resistette all’assedio dei paramilitari fino a quando, nel settembre 2010, i paramilitari finirono di allontanare con la forza i più di 800 abitanti che restavano nel villaggio.
Era già successo nel 2001che nella località di San Miguel Copala ci fu un attacco da parte degli stessi paramilitari che provocò un massacro; la stessa cosa che è avvenuta nel 2010 quando i suddetti paramilitari riuscirono nell’intento di allontanare la maggior parte della popolazione originaria.
Il territorio triqui si è convertito nel bottino di guerra del MULT, gruppo paramilitare che può contare sulla protezione del governo oaxaqueño, attualmente governato da Gabino Cue. Questo è uno dei motivi per cui la popolazione nelle località triqui sta diminuendo, il che corrisponde ad un vero e proprio etnocidio che sta colpendo il popolo triqui di Copala.
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