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Frayba: rapporto sulla situazione dei diritti umani in Chiapas durante i governi federali e statali 2006-2012.

Posted by on marzo 27, 2013

 

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, México

 

19 marzo 2013

 

Boletín de prensa No. 07

 

Tra la politica sistemica e le alternative di vita

 

Il Centro di Diritti Umani Frayba di San Cristóbal de Las Casas presenta Entre la política sistémica y las alternativas de vida, rapporto sulla situazione dei diritti umani in Chiapas durante i governo federali e statali 2006-2012 ”.

Dai lavori di documentazione quotidiana, si evince che il sessennio da poco trascorso si è caratterizzato per la continuità e l’aumento sistematico delle violazioni dei diritti umani contro le popolazioni nel territorio nazionale.

Si sottolineano:

In primo luogo: le violazioni ai diritti umani della popolazione civile in generale, con l’argomento e in nome della sicurezza, utilizzando meccanismi di controllo territoriale attraverso la militarizzazione del paese; la tortura come metodo di investigazione e distruzione della persona; l’aumento spropositato delle persone fatte sparire con la forza; l’aumento di femminicidi e assassinii che si aggiungono alla lunga lista di casi di impunità.

In secondo luogo: le azioni repressive contro le comunità e i villaggi che resistono e rivendicano specifici diritti, in particolare le aggressioni al territorio della Basi d’Appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (BAEZLN), come continuità della strategia contro-insurrezionale impulsata dal governo messicano.

Detto questo, possiamo anche sostenere che nel sessennio che si è concluso, la distanza fra i diritti riconosciuti ai popoli indigeni e l’esercizio e la pratica degli stessi, si è fatta sempre più ampia.

Inoltre nel rapporto facciamo presente che nella disputa per il territorio, la legalizzazione dello sfruttamento territoriale dei popoli nativi ha continuato, per mezzo di progetti neoliberali che contemplano elementi di sicurezza nazionale e protezione degli investimenti di imprese legate al governo, che hanno interessi in questi territori di grande ricchezza naturale.

La libertà di espressione e della difesa dei diritti umani continuano a darsi un un contesto di guerra: La criminalizzazione della protesta sociale e la persecuzione dei leaders sociali da una parte; la pressione e persecuzione delle e dei difensori dei diritti umani, dall’altro. Questo ci parla di una Stato repressore con metodi di controllo sociale per la gente organizzata.

Il conflitto armato interno al Chiapas si è caratterizzato in questo sessennio per la continua e ampia presenza militare, soprattutto nelle comunità indigene della zona di influenza dell’EZLN. La strategia contro-insurrezionale messa in campo va dal confronto diretto, all’aumento di progetti sociali in congiunto con alcune agenzie delle Nazioni Unite nell’ambito degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

La strategia si è affinata, si è adeguata alle nuove situazioni, si è spostata verso nuove tattiche di guerra integrale di logoramento; ha utilizzato argomenti e un linguaggio in favore dei diritti umani, con enfasi sui diritti collettivi dei popoli indigeni e un discorso rispettoso delle comunità autonome e delle Giunte di Buon Governo; discorsi falsi e vuoti di contenuto, giacché nel fondo l’intenzione è zittire e controllare, appropriandosi dei loro argomenti e risorse, dividendo e provocando scontri comunitari.

Sottolineiamo che le violazioni ai diritti umani di cui stiamo parlando continuano con l’attuale governo al potere, il PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale), che per antonomasia è repressivo, demagogico e controllore della vita dei cittadini e copta mezzi di informazione e qualsiasi altro gruppo che vuole adombrare il sistema di governo.

Di fronte questi tempi avversi le comunità, i villaggi, i e le sopravvissute alle violazioni dei diritti umani, trovano nuova forza, nuove energie nella speranza per continuare con la loro esigenza di giustizia.

Come risposta a questo contesto di impunità le persone si organizzano partendo dalla memoria e nella costruzione di alternative che reinventano nuove e buone forme di vita nella difesa ed esercizio effettivo dei propri diritti come popolo.

Le comunità e i villaggi in resistenza, continuano nella difesa dei propri territori, rifacendosi, sul piano del diritto, agli Accordi di San Andrés e alle altre leggi e costumi emanate dalla nascita dell’autonomia, che si sono sviluppati nella costruzione del suo Governo alternativo ed esemplare. Un buon governo: giustizia, salute ed educazione in accordo alle loro necessità, una produzione rispettosa della vita e della natura ed una democrazia diretta e radicale.

 

 

 

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