Dal sito Desinformemonos
21 dicembre 2012. Chiapas, Messico. Decina di migliaia di basi d’appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) hanno occupato in un emblematico silenzio le strade dei cinque municipi chipanechi, nella prima manifestazione pubblica che gli zapatisti fanno dopo il 7 maggio 2011 (quando si unirono alla chiamata del Movimiento por la Paz con Justicia y Dignidad). Questa azione, simultanea e massiva, la più grande di tutta la sua storia, è stata preceduta dalla notizia che l’organizzazione indigena avrebbe dato la sua parola, qualche ora dopo la manifestazione.
“A chi di dovere: Lo avete sentito? E’ il suono del vostro mondo che crolla, e del nostro che risorge. Il giorno in cui fece giorno, fu notte; e sarà notte il giorno in cui farà giorno” è stato il messaggio lasciato dal subcomandante Marcos e diffuso qualche ora dopo sulla pagina di Enlace Zapatista.
In tutte le città occupate (Ocosingo, Las Margaritas, Palenque, Altamirano y San Cristóbal), gli tzeltales, tzotziles, ch’oles, tojolabales, zoques, mames e meticci hanno marciato con i tradizionali fazzoletti e passamontagna, in file ordinate e rispettando un gran silenzio. Donne e uomini, in maggioranza giovani, sono passati su un palco in ogni città alzando il pugno. Questa è stata l’espressione più simbolica di tutta la mobilitazione.
Forza, disciplina, un ordine straordinario, dignità, coesione. Non è poco. Sono 19 anni in cui per infinite volte sono stati dati per morti, per divisi o isolati. Ma questa come altre volte escono dicendo: “Siamo qui”. Oggi con 40000 zapatisti nelle strade hanno messo a tacere ancora una volta tali dicerie infondate.
A San Cristóbal de las Casas, città che ospita tradizionalmente le manifestazione dell’EZLN fuori dai suoi territori, più di 20mila uomini e donne zapatiste provenienti dal caracol di Oventik, dove si erano concentrati dal giorno precedente, hanno sfilato sotto una pioggia cominciata all’alba. La marcia delle 28 zone (secondo la numerazione che portavano i gruppi sui passamontagna) è cominciata nella periferia della città, verso le 8.30 della mattina, ed alle 12 la coda del corteo era ancora molto lontana dal centro della città. La piazza è risultata troppo piccola per riceverli.
Abitanti e turisti hanno gridato consegne e cantato l’inno zapatista in diversi punti. I negozi, come d’abitudine, hanno abbassato le serrande ma ancora una volta gli indio li hanno sorpresi. Il palco si è collocato di fronte la cattedrale e nel frattempo ordinati blocchi si concentravano nel primo isolato della piazza.
A Palenque, antica città ch’ol e uno dei centri turistici più importanti dello stato, gli indigeni zapatisti sono entrati dalla strada principale e hanno fatto il gesto del pugno alzato passando sul palco che si trovava nel centro della città, di fronte la chiesa. Successivamente hanno lasciato la città dalla calle Chiapas per tornare alle proprie comunità.
A Las Margaritas, gli zapatisti ripetono l’azione con 7000 basi d’appoggio e nel frattempo ad Ocosingo -città che fu presa dagli insorgenti nel gennaio del 1994 e dove ebbe luogo il massacro di civili da parte dell’esercito federale nei primi giorni di guerra- si ritrovavano più di 6000 basi d’appoggio dalle sei del mattino; si è saputo che più di 8000 zapatisti sono rimasti nel caracol de La Garrucha non essendo sufficienti i mezzi di trasporto per la città. Non si concentravano cosi tanti zapatisti nella città dai cruenti combattimenti della rivolta indigena nel ’94.
I simbolismi sono molti: hanno scelto l’ultimo giorno del ciclo maya, quello che per molti corrispondeva alla “fine del mondo”, mentre per altri l’inizio di una nuova era, la mutazione della pelle, il rinnovamento. Durante questi 19 anni il cammino della lotta zapatista è stato pieno di simbolismi e profezie e questa volta non fa eccezione.
Sin dall’annuncio che presto la comandancia generale dell’ EZLN avrebbe pronunciato la sua parola, l’aspettativa per il contenuto del messaggio è cresciuto. Ma venerdì quelli che si son sentiti sono stati i passi, un andare silenzioso, degno e ribelle con un pugno chiuso alzato verso l’alto.
L’ultima volta che il subcomandante Marcos, capo militare e portavoce zapatista, aveva parlato fu nello scambio epistolare con il filosofo Luis Villoro, il 7 dicembre del 2011. Mentre l’iniziativa più recente fu il festival della Digna Rabia, nel quale si convocarono le lotte e i movimenti in Messico e nel mondo, nel dicembre 2008.
Questo venerdì mancavano anche i membri del Comité Clandestino Revolucionario Indígena, come invece era stato nel maggio 2011. Fu la ultima volta che si sono visti Tacho, Zebedeo, Esther, Hortencia, David e il resto della comandancia general, con l’ eccezione del subcomandante Marcos, che si è tenuto lontano dalla scena pubblica.
Traduzione: Nomads, LaPIRATA