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Nonostante le recenti aggressioni, sette nuove comunità si integrano alla Polizia Comunitaria

Posted by on settembre 3, 2012

Fonte: http://desinformemonos.org/2012/09/a-pesar-de-las-recientes-agresiones-siete-nuevas-comunidades-se-integran-a-la-policia-comunitaria/print/

Santa Cruz del Rincón, Guerrero. Nonostante la tensione provocata dall’arresto di uno dei rappresentanti della Polizia Comunitaria di Guerrero, sette nuove comunità hanno sollecitato la loro entrata nella CRAC (Coordinadora Regional de Autoridades Comunitarias). Rappresentanti della comunità di Huamuxtitlán, si sono presentati nella Assemblea Regionale – organo decisionale massimo della Polizia Comunitaria (PC) – per incorporarsi formalmente all’organizzazione della giustizia autonoma.

Diverse ragioni di sicurezza hanno spinto sette nuove comunità, appartenenti al municipio di Huamuxitlán della Montagna Alta, a stipulare vincoli con la CRAC, durante l’Assemblea tenuta nella comunità di Santa Cruz del Rincón.

Nei giorni scorsi, autorità del municipio di San Luis Acatlán arrestarono Máximo Tranquilino, uno dei coordinatori regionali della CRAC e, in risposta, la assemblea decise di arrestare cinque funzionari del Comune; i territori in cui ha presenza la CRAC si dichiararono in allerta e si mobilizzarono più di 800 poliziotti comunitari.

Durante la riunione tenuta a Chilpancingo con rappresentanti del governo, non si è arrivati a nessun accordo e “si teme la esecuzione di nuovi ordini d’apprensione contro gli integranti della CRAC”, mette in allerta Valentín Hernández, consigliere giuridico dell’organizzazione comunitaria.

Nella Assemblea Regionale, dello scorso 2 settembre, alla quale parteciparono rappresentanti di più di 30 comunità e 23 gruppi di poliziotti comunitari delle tre Case di Giustizia, contadini e fondatori della PC informarono degli arresti e spiegarono che nel 2001, il parroco di Santa Cruz del Rincón fu arrestato per dare appoggio ai “comunitari”. Lo stesso anno, la polizia giudiziaria, arrestò cinque commissari della Casa de Giustizia di San Luis Acatlán, e Constantino Teodoro fu arrestato ed accusato di privazione della libertà. Inoltre ci sono altri ordini di apprensione che sono ancora in sospeso.

Claudio Carrasco, coordinatore della Casa di Giustizia della regione me’phaa (tlapaneca) di Espino Blanco, dice che “stiamo vigilando sulla sicurezza dei nostri villaggi. Questo sarebbe compito del governo statale e federale, però visto che loro non rispettano gli accordi, abbiamo preso una decisione forte, per la difesa dei nostri diritti”.

Alla Assemblea parteciparono integranti di 17 organizzazioni contadine, magisteriali, studentesche e popolari dello stato di Guerrero, così come rappresentanti della Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa, il Tribunale Permanente dei Popoli, integranti di YoSoy132, la Universidad Intercultural de los Pueblos del Sur e la Coordinadora Estatal dei lavoratori dello stato di Guerrero, che invitarono ad un appoggio popolare alla polizia comunitaria.

Valentín Hernández, consigliere dell’organizzazione, spiega che “sono la autorità ministeriali quelle che sono marce. Non hanno l’umiltà di riconoscere gli errori del Ministero Pubblico e questo è molto grave, perché dimostra la decomposizione del sistema giuridico della stato”.

“L’unica cosa che ci fa forti è l’organizzazione e le alleanza con altre organizzazioni di Guerrero. Abbiamo necessità di ridiscutere le leggi affinché servano ai nostri popoli” spiegò Hernández durante l’Assemblea Regionale.

Felicitas Martínez, consigliera dell’organizzazione, avverte che “dobbiamo dimostrare al governo la nostra forza, discutere e risolvere i problemi che sono di tutti, non possiamo aspettare altri 300 anni, il governo ci cancellerebbe”.

L’Assemblea Regionale decise anche di discutere i problemi in assemblee comunitarie e invitò le organizzazioni sociali solidali ad una mobilitazione per il 15 Ottobre, nell’ambito del 17° anniversario della Polizia Comunitaria.

“Io non sono stato arrestato, sono stato a fare una ricerca”

Dopo essere liberato, Máximo Tranquilino Santiago, coordinatore della CRAC-PC di Guerrero, narra in una intervista a Desinformémonos quello che ha visto durante la detenzione.

“Quando mi hanno arrestato io non mi rifiutai di dire il mio nome. Sono Máximo Tranquilino Santiago”, gli dissi, “avanti non ho paura, l’unica cosa che voglio è che mi dicano perché mi arrestano. Dentro la prigione mi sono dedicato ad investigare sulla giustizia nel carcere”.

Di origine contadina, uomo semplice, originario della comunità di Yoloxóchitl, Máximo fu arrestato mentre usciva da casa sua e si dirigeva alla Casa di Giustizia della CRAC-PC, e lo trasferirono al Centro di Riadattamento Sociale di San Luis Acatlán.

“Quando mi arrestarono e mi portarono al CERESO, parlai con i reclusi. Vari mi raccontarono che non avevano commesso delitti e stavano da tre o quattro anni nel carcere. Molti erano arrestati per calunnia ed erano castigati dai ministeri pubblici. Quello che ho scoperto è che il ministero pubblico li castiga e gli chiede soldi: 200 o 100 mila pesos, altrimenti non escono. Loro sono gente povera che non ha soldi, che si vede costretta a vendere il proprio bestiame per potere essere liberi”, spiega Máximo Tranquilino.

“Lo stesso giorno che mi liberarono fui ad informare la Assemblea che mi aspettava nella Casa di Giustizia della CRAC, e lì si trovava il ministero pubblico ed il giudice del carcere. Io arrivai arrabbiato, presi il microfono e dissi al ministero pubblico: “Guardate noi lavoriamo per il popolo e non chiediamo soldi agli arrestati per la loro libertà. Quelli che commettono delitti li mandiamo alla rieducazione, e quelli che non hanno colpa li rimandiamo alle loro comunità”.

“Voi che lavorate per il governo guadagnate molti soldi. Io ho fatto ricerche al CERESO ed ho visto quello che fate: guadagnare soldi e nonostante ciò chiedere altri soldi ai contadini”.

“Noi non siamo della presidenza municipale, non cerchiamo il voto, non lavoriamo per altre persone. Noi lavoriamo per il popolo, ci nominano le assemblee, non stanno accusando me, ma al mio stesso popolo, noi lavoriamo per il popolo”, conclude Máximo Tranquilino.

Traduzione: La PIRATA

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